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Descrizione

Origine del nome: Leucum Albensium Pompeianorum

"... tra le Alpi che chiudono il cielo e le strade che corrono sui crinali si apre un mare di lunghi dossi in fuga come onde parallele, tra cui i fiumi di povera acqua si sono scavati un letto stretto e ogni palmo di terra è segnato dalla presenza dell'uomo e i colori ripetuti mai squillanti - grigi sfumati e verdi cupi con qualche macchia di tenue marrone - sembrano esprimere la storia di una generosa pazienza ..." (da "Fuori Scena" di Gina Lagorio)

Voglio introdurvi così, con una citazione della scrittrice e giornalista Gina Lagorio, nel territorio delle Langhe e più precisamente in uno dei numerosi piccoli paesi che appoggiano su questi crinali e si guardano affacciati sulle valli: si tratta di Lequio Berria.
In posizione stupenda, il paese si adagia sul dorsale di un'alta collina delle Langhe, dove già sono evidenti le asprezze della terra, e la ricca vegetazione boschiva si accorda genialmente con le coltivazioni di noccioli, legumi frumento ed i riposanti prati, che seguono le curve modellate delle colline.
Le origini e la denominazione di Lequio Berria si devono agli antichi abitanti della Gallia, i Celti, nella cui lingua la parola "leak" significa pietra miliare. In alcuni punti del territorio, in passato, si sono ritrovati reperti del periodo romano. Specialmente presso le sorgenti assai numerose ed abbondanti, che sicuramente servivano le vie che da Alba Pompeia andavano verso il mare e le Gallie.
Successivamente è fatto cenno del paese in un Diploma dell'imperatore Ottone III, datato al 1001, contenente alcune disposizioni a favore del marchese di Susa, Olderico Manfredo. Più tardi fu conquistato da Bonifacio, marchese di Savona e del Vasto, che nel 1125 lo lasciò ad Ugone suo figlio, marchese di Clavesana; da questi passò ai marchesi di Ceva.
Ne prese possesso in seguito il marchese Ottone del Carretto che nel 1190 lo vendette al marchese di Saluzzo, Manfredo. Questi fu costretto a cederlo a sua volta ad Asti, con la quale era sceso in guerra nel 1231.
Probabilmente, trovandosi sulla linea di confine tra più cascate, Lequio Berria era continuamente conteso e in balia di scorribande varie: risale infatti a questo periodo la distruzione del castello.
Poco dopo, tuttavia, Lequio tornò proprietà dei marchesi di Saluzzo e tale rimase, pur con qualche interruzione, fino all'epoca di Carlo Emanuele I di Savoia.
Il castello, di cui oggi non rimangono che pochi ruderi, era stato costruito a scopo difensivo, era praticamente un grande torrione quadrangolare alla sommità di una collinetta naturale, circondato da spianate e mura difensive, al cui interno trovava posto il piccolo borgo primitivo. Ancora adesso i lequiesi definiscono con il nome "Ponte" (ponte elevatoio) lo stretto passaggio tra il campanile della parrocchiale e la tipica casetta a fianco. Il castello era occupato da un presidio in tempo di guerra; dopo diverse traversie ed attacchi venne definitivamente smantellato (si crede nel 1173), costituendo il suo mantenimento e la ricostruzione troppo gravosa per la popolazione.



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